La Storia
Lo striscione degli Irriducibili nacque nel 1987 sul “muretto centrale” della vecchia Curva Nord, luogo simbolo del tifo laziale anni ’70. Il nome del gruppo richiamava proprio quella tradizione e l’idea di non arrendersi mai. Il primo striscione, lungo 9,80 metri e di colore blu royal, fu realizzato a mano con lettere geometriche dipinte in casa. Dopo la ristrutturazione dell’Olimpico per Italia ’90, i muretti scomparvero e furono sostituiti dalle “vetrate”, dove il gruppo si spostò mantenendo comunque il suo storico striscione.
Prima della nascita degli Irriducibili, la tifoseria laziale aveva perso originalità, ripetendo cori e slogan già visti altrove.
Il nuovo gruppo introdusse invece un modo diverso di essere ultras, puntando su compattezza, identità e originalità, dando vita al concetto di “mentalità ultras”: essere tifosi del gruppo prima che dei risultati della squadra.
Gli Irriducibili cercarono di cambiare le abitudini dei tifosi, opponendosi a comportamenti casuali o teppistici e insegnando come muoversi insieme, soprattutto in trasferta. Sui treni coinvolgevano i giovani spiegando modi corretti di vestirsi, portare la sciarpa e distinguersi con uno stile comune, fino a rendere riconoscibile un “Irriducibile” anche fuori dallo stadio. Questa mentalità era rivolta alle nuove generazioni, non alla massa legata ai risultati. L’obiettivo era creare un gruppo compatto e originale, capace di esprimere un tifo diverso e distintivo in cori, bandiere e trasferte.
Per molti appassionati di tifo e per le generazioni degli anni ’80 e ’90, gli Irriducibili rappresentarono una vera rivoluzione culturale. La loro nascita si inserisce in un periodo in cui le piazze romane erano animate da gruppi giovanili con identità molto definite.
A metà anni ’80 a Roma dominavano parecchie mode, questo stile degli irriducibili influenzò molti giovani Italiano e stranieri, molti gruppi ultras iniziarono infatti a seguire questa moda.
Con la nascita degli Irriducibili, il tifo laziale cambiò radicalmente. Il gruppo volle lanciare messaggi in ogni partita, non solo nei derby o nelle gare importanti, trasformando il “muretto centrale” in un punto creativo permanente. Prima gli spalti si coloravano solo nelle grandi occasioni; gli Irriducibili invece decisero che ogni partita era importante, introducendo scenografie e idee sempre nuove: bandiere a scacchi, simboli del gruppo, striscioni originali e perfino centinaia di palloni di plastica lanciati in aria con lo slogan “giocate con noi”. La loro originalità spesso spiazzava la sicurezza dello stadio, non abituata a materiale così particolare.
Le iniziative erano ironiche e provocatorie: striscioni in risposta ai giornali, messaggi
contro i torti arbitrali, cartelli come “pericolo animali”, o stendardi satirici sull’arbitro.
Colori innovativi come nero, giallo e verde fluorescente resero quel settore un riferimento fisso per il pubblico, che ogni domenica guardava al muretto per vedere “cosa si fossero inventati”. Questi anni segnarono l’inizio dell’originalità ultras laziale, un modello che avrebbe influenzato le generazioni successive.
La tifoseria della Lazio ha sempre suscitato reazioni forti: criticata e amata allo stesso tempo, è riconosciuta in Italia e all’estero per il suo stile unico, le coreografie spettacolari e gli striscioni ironici e pungenti. Molti club stranieri visitano la Curva Nord proprio per questo. Nonostante la reputazione spesso controversa, i tifosi laziali hanno dimostrato cultura, ironia, solidarietà e capacità creative, smentendo lo stereotipo dell’ultras violento e privo di valori. La goliardia è parte integrante della loro identità: battaglie con bottigliette d’acqua, il lancio in aria dello storico “Nocciolinaro”, striscioni sarcastici come “OH NOOO...” o “indifferenza”, fino a scenografie memorabili come il mosaico “A.S. ROMA M***A” ripreso dalle TV di tutto il mondo.
L’ironia è sempre stata un’arma distintiva, soprattutto nei derby, spesso vinti anche “sugli spalti”. Ma accanto alla provocazione esiste anche un forte spirito solidale: la Curva Nord si mobilita per ingiustizie, lutti o emergenze, con raccolte fondi e iniziative sociali che però raramente ottengono visibilità. Nel 1998/99 la Lazio perse lo scudetto tra errori arbitrali e gol annullati. Quando la stagione successiva iniziò con episodi simili, i tifosi decisero di reagire: si radunarono in massa sotto la sede FIGC chiedendo non lo scudetto a tavolino, ma uno spareggio. La protesta degenerò in scontri, e per l’ultima giornata gli Irriducibili annunciarono il “funerale del calcio”. Il 14 maggio 2000, mentre la Lazio batteva la Reggina, all’Olimpico si viveva un’attesa surreale per il ritardo di Perugia–Juventus, sospesa per il maltempo. I tifosi, immobili e in silenzio, seguirono la
gara via radiolina. Il gol di Calori fece esplodere lo stadio: la Juventus non riuscì a. pareggiare e la Lazio vinse lo Scudetto.
Questo episodio mostrò la forza della comunità laziale: una mobilitazione compatta e trasversale, capace di unirsi in momenti di ingiustizia, difficoltà o pericolo, come proteste, cortei e manifestazioni che negli anni hanno sempre difeso la Lazio. Una coesione che ha permesso alla Lazio degli IRRIDUCIBILI di resistere a tutto.